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Alimentazione e ambiente

La produzione mondiale di carne si è quadruplicata negli ultimi 50 anni. Gli animali d’allevamento sono oggi tre volte più numerosi delle persone umane. Questo sviluppo è corresponsabile del riscaldamento climatico, dell’inquinamento generale, della deforestazione, dell’erosione del suolo, della malnutrizione nei paesi in via di sviluppo, come pure della scarsità d’acqua e della progressiva scomparsa della biodiversità. Il nostro pianeta non è più in grado di nutrire un numero crescente di persone e di animali d’allevamento.

Se cerchiamo di ridurre l’impatto ecologico, aumentando l’efficienza energetica, evitando l’uso dell’automobile o lo spreco di acqua, dobbiamo anche includere il fattore più importante della nostra impronta ecologica : l’alimentazione.

Lotta contro la fame nel mondo

Si prevede che la popolazione mondiale crescerà da 6 a 9 miliardi entro il 2050.  La nostra capacità di nutrire il pianeta  dipende così dalle forme di sfruttamento delle superfici agricole utilizzabilil. I tipi di alimentazione occidentali svolgono un ruolo decisivo in questo processo che priva le popolazioni più indigenti dei generi alimentari di base.  La gran parte delle proteine vegetali consumate da un animale servono soprattutto alle sue attività fisiologiche,  piuttosto che alla trasformazione in carne, uova o latte.

Alcuni studi indicano che un’alimentazione vegetale (vegana) abbisogna unicamente di  un terzo della superficie agricola necessaria per soddisfare i  bisogni della comune alimentazione occidentale a base di prodotti animali.

Salvaguardia dei terreni  fertili, dei boschi e della biodiversità

Le superfici agricole produttive diventano sempre più rare. Lo sfruttamento eccessivo del pascolo è responsabile in misura del  35 % dell’erosione del suolo e per il 30 % del disboscamento delle foreste.

I boschi non vengono distrutti solo per la produzione di legname, carta o legna da ardere. Il loro sfruttamento  serve in una misura non indifferente alla creazione di nuovi pascoli e di superfici coltivabili per la produzione di  mangimi destinati agli animali d’allevamento. Questi due fattori sono responsabili di oltre il 60 % dei disboscamenti delle foreste a livello mondiale. La maggior parte delle superfici ricavate vengono utilizzate come pascoli per i bovini.

Secondo un rapporto dell’ONU del 2006 : « L’allevamento del bestiame svolge un ruolo importante nell’attuale crisi della biodiversità, influenzando direttamente o indirettamente tutti i fattori  responsabili della distruzione della biodiversità, sia a livello locale che a livello planetario ».

Protezione dell’acqua potabile

Non è sicuramente esagerato affermare, nonostante le variazioni statistiche, che per alimentare una persona che si nutre di carne occore tre volte più acqua che per l’alimentazione  di una persona vegana.  L’irrigazione delle superfici agricole coltivabili incrementa la loro redditività. La maggior parte di queste superfici viene però sprecata per la coltivazione di foraggi per il bestiame d’allevamento invece che per soddisfare direttamente i bisogni alimentari delle popolazioni. Nel calcolo delle risorse sprecate  occorre quindi annoverare anche l’irrigazione e l’abbeveraggio degli animali. L’allevamento del bestiame è quindi, con grande probabilità,  il  fattore più importante d’inquinamento dell’acqua nell’intero settore agricolo.

Protezione degli oceani

La minaccia più grande per l’ecologia marina è rappresentata dall’ipersfruttamento della pesca. Un fenomeno che non comporta solo lo sterminio dei pesci selvatici  ma che incrementa anche la produzione di pesci d’allevamento. La produzione di un’unica tonnellata di salmone richiede più di tre tonnellate di pesci di mare. La progressiva crescita dell’allevamento di diverse specie di pesci marini  come l’ippoglosso nero o il merluzzo richiede cinque volte più pesci marini dei pesci d’allevamento prodotti. Invece di frenare lo sterminio dei pesci selvatici, l’allevamento favorisce l’ipersfruttamento dei mari.

Prevenzione del riscaldamento climatico

L’anidride carbonica, il metano e l’azoto liberati nell’atmosfera formano uno strato isolante, trattenendo il calore che vi si trova.  Grazie a questi gas a effetto serra  è possibile mantenere un’adeguata temperatura sulla superficie terrestre. Dall’inizio dell’industrializzazione,  con il forte aumento delle emissioni di questi specifici gas,  l’effetto serra si è però rafforzato.  

Il consumo di carne è  responsabile di almeno un terzo del totale delle emissioni di metano biologico. Il metano viene prodotto da un batterio nello stomaco delle pecore, delle mucche e delle capre. Le funzioni biologiche di questi animali liberano il gas. Inoltre,  l’allevamento del bestiame utilizza grosse quantità di combustibili fossili. La maggior parte dell’energia ricavata serve per la produzione, il trasporto e la lavorazione di mangimi per animali.

Il moltiplicarsi degli allevamenti di mucche, maiali e pollame ha come conseguenza il disboscamento per consentire  la coltivazione di mangimi. Questo calo delle superfici boschive comporta di conseguenza anche  una riduzione dell’assorbimento di anidride carbonica, il che conduce ad un surriscaldamento del clima.

Proteggi la terra, mangia vegano!

In quanto consumatori, possiamo provocare un cambiamento, scegliendo una forma di alimentazione sostenibile. Gli animali d’allevamento consumano più proteine e calorie di quelle che producono. L’allevamento non consente quindi di praticare un impiego sostenibile delle risorse. Inoltre, il consumo di prodotti d’origine animale contribuisce al surriscaldamento climatico, all’inquinamento, alla carenza idrica, all’erosione del suolo, alla deforestazione e alla distruzione della biodiversità.

In poche parole è corresponsabile di tutti i più importanti problemi ambientali. Diventando vegani, quindi, si protegge l’ambiente. Ci sono però anche altre ragioni a favore di una forma d’alimentazione vegetale :  lasciare la vita a migliaia d’animali, invece di togliergliela,  evitando loro nel contempo il crudele sfruttamento degli allevamenti industriali.

Source: The Vegan Society

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